Chiara Ferragni e Unposted: molto di più che moda

Chiara Ferragni e Unposted: molto di più che moda

È indubbio che la blogger ed imprenditrice Chiara Ferragni sia uno dei personaggi più dibattuti di questi anni. 

Ha catturato la stessa attenzione il suo docufilm Unposted: campione di incassi, apprezzamenti e critiche. 

Ma di cosa parla veramente? Ci sono dei contenuti che vanno oltre il numero di like e superano l’effimero mondo della moda? Vediamolo insieme! 

Una delle tematiche toccate riguarda l’importanza delle proprie origini e le influenze che queste hanno sullo strutturarsi delle personalità di ciascuno. 

La protagonista, infatti, afferma:

La tua self confidence vera  penso che venga dall’infanzia. Quindi se hai un’infanzia felice se i tuoi genitori ti fanno capire che sei speciale tu ti sentirai sempre speciale.E’ una cosa che ti porti per tutta la vita”. 

Nulla di nuovo per noi psicologi sempre attenti a raccogliere informazioni sulla storia dei nostri pazienti e sui primi anni di vita ma con la visione del documentario questo concetto arriva proprio al grande pubblico. Si evince, infatti, come la Ferragni sia partita per la definizione della sua identità, lavorativa e non solo, dai comportamenti dalla madre e dalla sua propensione a videoregistrare e commentare tutto quello che facevano le sue bambine. È proprio da questo che una delle blogger più importanti al mondo è partita per definirsi: la propria mamma. Emerge quindi come le esperienze vissute nell’infanzia, l’atteggiamento materno e l’abilità di una madre di valorizzare la capacità della propria figlia di credere in se stessa sembrano essere state la base per la costruzione di un modello di sé efficace.

Altra tematica importante riguarda la determinazione e la difficoltà di una donna di farsi strada in un mondo in cui, purtroppo, alcune posizioni vengono ricoperte solo da uomini. La Ferragni racconta le difficoltà di essere riconosciuta come imprenditrice in quanto donna e soprattutto in quanto bionda. Assurdo pensare che in un mondo in cui la tecnologia si evolve continuamente l’uomo sia ancora in grado di sminuire una donna in quanto bionda.

Ultimo, ma non in ordine di importanza, tema trattato riguarda il difficile rapporto tra maternità e lavoro. Sottolineando il privilegio di poter liberamente decidere quando e come lavorare la blogger racconta “la cosa più importante è avere una mamma soddisfatta di se stessa,  che abbia la voglia di stare con suo figlio e non debba stare per forza con suo figlio”. Concetto estremamente complesso da interiorizzare per i più, la Ferragni porta al grande pubblico un contenuto importante: la serenità e la soddisfazione di una mamma in quanto donna e lavoratrice. 

Sarà forse arrivato un momento storico in cui ad una donna viene concesso di poter essere una lavoratrice soddisfatta anche se mamma? Riusciremo forse a capire che il ruolo genitoriale non viene ricoperto solo da una donna ma anche da un uomo? che in una famiglia la cura dei figli è in capo ad entrambi? 

Molto spesso nella pratica clinica vediamo figli che pagano il fatto di non aver avuto una mamma felice proprio perché si è trovata ad interrompere gli studi o a lasciare il lavoro per fare la mamma. Solitamente questo ricade in termini di rabbia inespressa che mina il rapporto con i figli o che si esplica in grandi aspettative di rivalsa per le quali si passa il messaggio “io non ho potuto raggiungere grandi obiettivi personali per occuparmi di te, ora fallo tu”. Sembra quindi essenziale sottolineare che una mamma serena e soddisfatta cresce figli sereni. Se per esserlo la donna deve dedicare del tempo al lavoro questo non fa di lei una cattiva mamma.

Difficile, ma non impossibile, che le giovani followers della Ferragni  e i critici agguerriti del personaggio mediatico riescano ad andare oltre la facciata della vita mondana, dei lustrini e degli abiti firmati ma in realtà il messaggio è un altro: perseveranzaindipendenza ed emancipazione

Dott.ssa Cristina Cavalli

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